Cronaca di un evento eccezionale

Ore 9.00, 29 maggio 2012, martedì

La terra trema.
Ma sta tremando in un modo mai conosciuto prima… non si ferma.
Passano i secondi e secondo uno schema conosciuto… dovrebbe fermarsi… e invece continua.
Mi guardo intorno… tutto si muove. Mi sento pensare: «le case non crollano» e mi pare impossibile… cazzo le case non crollano!!!!!
Ricevo la telefonata di Mamo «Sono fuori sto bene» ritorno al reale e penso “mia suocera è al sesto piano!”
Il tempo si era fermato, ero uscita dal tempo e per alcuni secondi ero nel tempo cosmico con una Terra viva, un'entità ferma, stabile, certa, che era diventata animata, con vita propria, incurante delle nostre certezze o formule fisiche.
Non ho avuto paura mi sentivo dentro a qualcosa di ineluttabile, qualcosa di così grande che non guardava alla vita di ognuno. Era un ruggito, il ruggito della terra. C'era in me stupore e risolutezza, balia e presenza… una sensazione come «il dado è tratto», «rien ne va plus»… niente era nelle mie mani e tutto era possibile. Ripensandoci ora, tutto in me è così vivido, così intenso.
Finito. La terra è di nuovo ferma.
Corro a prendere mia suocera, la trovo nel parco, seduta su di una panchina, mi fa tenerezza. Si è appena trasferita da Roma, penso alla strana sorte che le è capitata. Andiamo al liceo dove c'è Agnese. Già comincia a montare la ricerca di ognuno verso i propri cari, clacson che suonano, traffico convulso, cellulari che ripetono la stessa frase «campo inesistente» o qualcosa di simile. Lascio la nonna in macchina e cerco Agnese, non la trovo e intorno a me scene di panico, facce provate, tese, ansiose. La trovo dietro, era in palestra e il rumore era stato terrificante, la mia piccola piange e la rincuoro «Tutto ok, papà sta bene, la nonna è ok… e la Sofi? La Sofi è a fare una supplenza al nido di Soliera… penso che l'edificio è nuovo … è appena stato rifatto… penso in un attimo a come se la sarà cavata con i bimbi?! Ma via adesso, l'unica via è verso Migliarina, le strade in città sono tutte intasate dal traffico! Arriviamo a casa.
Controlliamo i danni giusto in tempo per beccare la scossa delle 10.30! Ci teniamo strette e corriamo giù per le scale non appena si quieta: la casa è a posto ma ci ha avvertito: dobbiamo stare fuori!
Siamo davanti a casa, arrivano i vicini, abbiamo tutti un'espressione diversa, ognuno ha in volto l'emozione di come lo ha attraversato il terremoto. Ma la cosa che noto è che le solite barriere che ci separano sono tutte scomparse, rivelatrici della loro inutilità… ci abbracciamo, ci raccontiamo… io ero… io ho sentito… io mi sono… Ognuno ha il suo racconto e lo deve raccontare, la lingua sa che parlando la paura si attenua. Ore 12.45 finalmente arrivano anche Sofi e Mamo, meno male siamo tutti insieme! La terra sembra una pentola a pressione, borbotta, sbuffa, si scrolla, sembra un essere che si sveglia dopo secoli di letargo e che ha tutta l'intenzione di farsi sentire ben a modo.
E infatti, all'unanimità, c'è il grande ruggito.
Guardo la mia casa smolecolarsi, si apre, si squarcia, salta… è come fosse dentro ad uno shaker.
Penso che sicuramente cadrà, ma noi siamo fuori e se non si apre la terra sotto i piedi sopravviveremo.
Ma anche altri pensieri mi attraversano «qui non si ferma più … sta succedendo qualcosa di enorme…ma che cazzo sta succedendo!!!!!» Mia cognata piange disperata, io l'abbraccio, le faccio coraggio, sono forte, salda… non so perché, ma mi sento lucida, spettatrice, guardo, osservo, sto!
Quando finalmente dopo minuti si placa mi accorgo che le gambe continuano a tremare. A poco a poco arrivano a Migliarina i miei fratelli, i miei genitori, gli zii, la zia con la badante, i genitori di mia cognata con la nonna, i vicini e la loro mamma con il cane Bruno quasi attratti da un tam tam silenzioso… in campagna è meglio, si affronta meglio il drago! Diventa così una comunità improvvisata, volti pallidi, sgomenti… ma c'è da organizzare per la notte e questo distoglie un po' dalla paura, facciamo dei raid in casa per raccogliere coperte, cuscini, quanto, è possibile agguantare in fretta e furia, per passare la notte alla bene e meglio… incoscienti forse, ma la necessità fa anche il coraggio…
E qui mi fermo: eravamo 24 anime e 2 cani: Sansone e Bruno. Mi fermo perché sarebbe impossibile descrivere 20 giorni di convivenza in un campo di fortuna. Abbiamo riso tanto ma abbiamo avuto anche grandi tensioni, le tengo per me.
Quello che voglio ricordare, e che mai dimenticheremo, è stata la solidarietà degli amici che ci sono sempre stati vicini, portandoci cibo appena cucinato, tende, teloni e tutto quello che ci serviva. Nei loro occhi vedevo il desiderio di poterci in qualche modo alleviare dal peso delle situazione, era toccato a noi, non a loro, ma erano li per dire «noi ci siamo, siamo con voi, diteci cosa possiamo fare…» ancora adesso mi commuove.
Ricordo Mariola che mi ha presa e portata a casa sua per fare un bagno nella vasca dopo credo 10 giorni che mi lavavo di fortuna. Mi sentivo smarrita, aliena in un mondo che bene o male era tornato alla normalità, come uscissi da una caverna o da una zona di guerra che ero incapace di abbandonare. Ero sempre io ma ero anche diversa, cambiata, modificata. Era una sensazione che non so ben definire, un misto di tristezza e di buio che ancora mi accompagna. Credo sia toccare l'ineluttabile, quello che non puoi controllare, quando il conosciuto diventa estraneo, sconosciuto, la madre terra che si trasforma in matrigna. Ma anche ci ridimensiona, ci toglie l'onnipotenza, ci ricorda che poco è nelle nostre mani e molto nella sua maestosità e magnificenza.
Perché la vita è bella, la sua bellezza la dispiega attraverso prove che a volte ci sembrano troppo gravose, ma che hanno nel loro svolgerai pezzi di grande amore, pezzi di grande compassione, pezzi di umanità… il nostro pezzo è riconoscerli ed esserne grati. Allora tutto si trasforma e il miracolo succede. Perché l'amicizia è un miracolo, la solidarietà è un miracolo, la vita è un miracolo… il segreto penso sia non darlo per scontato.

«In quell'ora Siddharta cessò di lottare contro il destino, in quell'ora cessò di soffrire. Sul suo volto fioriva la serenità del sapere, cui non contrasta alcuna volontà, il sapere che conosce la perfezione, che è in accordo con il fiume del divenire, con la corrente della vita, un sapere che è pieno di commozione e di amore, docile al flusso degli eventi, aderente all'Unità».

Tratto da Siddharta di Herman Hesse

Paola
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